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L'Alloro o Laurus nobilis


 

L’alloro, o lauro, è nativo del Mediterraneo ed è un piccolo albero sempreverde -nonostante possa raggiungere anche i 20 m d’altezza !- che spesso viene usato come pianta ornamentale per recintare giardini e terreni. Il termine Laurus comprende numerose specie, ma quella più conosciuta e più “apprezzata” è il nobilis.

Noto fin dall’antichità, i Greci consacrarono ad Apollo. L’aroma sottile e penetrante richiamava le capacità profetiche di questo dio e delle sue sacerdotesse. D’alloro erano le corone che cingevano il capo degli imperatori e dei consoli Romani.

Questa usanza si è prolungata per tutto il Medioevo e il Rinascimento, ma ad essere “laureati” erano i poeti e i letterati. Simbolo di nobiltà e gloria.

In Grecia, prima di vaticinare la Pizia, e gli indovini in genere, masticava o bruciava foglie d’alloro per accentuare le qualità divinatorie. Tenere alloro in casa o addosso significava avere la protezione di Apollo, cui la pianta era sacra. Dice la mitologia che la ninfa Daphne, per sfuggire ad Apollo che la concupiva, chiese a Giove di trasformarla in pianta, e lui la mutò nell’alloro. Dice la tradizione che l’alloro non è colpito dai fulmini, e preserva dai medesimi le case dove è piantato, per il rispetto che Giove portava alla ninfa. La cristianità ha mantenuto il simbolo spirituale dell’alloro. Da Daphne ancora deriva il nome con il quale la pianta è chiamata tra Grecia, Albania e Jugoslavia: “dafina”.

Apicio lo usa nella ricetta del maiale con alloro, del quale usava sia le bacche che le foglie. Con le sue bacche faceva il “vino laurino” e l’”olio laurino” sopravvissuto poi per parecchio tempo.

Il termine nobilis che accompagna il lauro, sta ad indicare la grande considerazione nella quale l’alloro era tenuto. Empedocle d’Agrigento l’aveva definita suprema fra tutte le piante. Secondo alcuni filologi, “laudus” fu il termine precedente a laurus, mentre altri sostengono che sia una deformazione della radice “drau” o “dru” che significherebbe legno, albero, diventata daurus e infine laurus.

Le foglie sono molto impiegate per dare aroma a vari piatti di carne e pesce. Servono per insaporire verdure e funghi sott’olio e sott’aceto. Con i frutti si prepara il liquore laurino.
Proprietà terapeutiche: tonico-stimolanti, digestive, aperitive, espettoranti, carminative e diuretiche. Stimolanti e deodoranti in bagni e pediluvi.

Aceto dei quattro ladri”